La Grotta di Diana; sviluppate la fantasia!
Posted by Paolo su 15 aprile 2014
In un pomeriggio d’inizio primavera, con Fanny e Fausto sono andato alla “scoperta” della Grotta di Diana, in quel del comune di Mulazzo (MS). Senza l’aiuto di Fausto non l’avremmo mai trovata. Questa è la sua visione dal basso
Una parete rocciosa di natura sedimentaria torbiditica (Flysch), completamente “sblocchettata” con una serie di discontinuità (fessure) verticali molto persistenti (percorrono la roccia nel profondo). Insomma una parete verticale che se fosse in aderenza ad una viabilità, sicuramente, l’avremmo già bonificata con operazioni di rimozione dei blocchi instabili e saldature alla roccia integra di quelli non completamente pericolosi. Invece, è in quella posizione da millenni… e se la osserviamo da un’altra direzione…
ci rendiamo conto che è qualcosa di molto interessante. L’accessibilità non è semplice; qualcuno ci ha posizionato (da tempo remoto), una passerella su piccoli tronchi di alberi, ormai in stato di marciume. Non è un passaggio da fare con spensieratezza; piuttosto abbiamo prestato attenzione e siamo giunti all’entrata.
Chi scrive, può considerarsi un estremo dilettante in fatto di archeologia e quello che vado a riportare, potrà dagli addetti ai lavori, esser considerato come una serie di “bischerate a grappolo”; però sono le nostre impressioni raccolte nel sito. Innanzi tutto… la dimensione! Eh sì perchè avendo visto pochi giorni prima un documentario sulla Grotta di Chauvet, vero capolavoro di pitture rupestri della Francia, questa di Mulazzo mi è apparsa molto, ma molto piccola. Chiamarla grotta, poi, non ci è sembrato molto adatto e in questo giudizio, abbiamo inserito la nostra visione da geologi. Piuttosto una “Cavità“, creata dall’asportazione di un prisma di roccia (teoria di Fausto) o ammasso roccioso dovuto alla stabilizzazione di una vecchia frana in roccia; fatto sta che l’equilibrio della cavità è piuttosto critico e per accedervi è necessario prestare la massima attenzione. Una volta entrati (e bene farlo uno o due alla volta, non di più!), si presenta una stretto passaggio della larghezza di circa un metro e di altezza poco superiore, che si approfondisce orizzontalmente per pochi metri. Però una volta posizionati con comodità, quello da osservare è veramente grandioso; una miriade di incisioni, prevalentemente sulle due pareti verticali, dove appaiono serie di figure differenti e segni, per noi ignoranti, incomprensibili, ma affascinanti.

Il poco materiale attinente alla “grotta” rinvenuto sul web, data le incisioni al Mesolitico; questo intervallo di tempo si riferisce ai primi millenni dell’Olocene, ovvero 8000, 7000, 6000 anni addietro. L’amico Pietro, mi ha segnalato la seguente nota:
Da uno scritto di Riccardo Boggi: Alle spalle della chiesa di san Michele, un breve sentiero porta al crinale della collina dalla quale si domina l’alto corso della Magra. E’ un luogo di grande fascino per la sua collocazione strategica ed era ben noto alle antiche popolazioni Liguri Apuane che da un riparo naturale a strapiombo sulla valle potevano vedere il luogo di culto delle statue stele di Groppoli e quelli delle piane di Filetto e Filattiera. Il riparo naturale è noto con il nome di Tana della Diana, o Casa della Diana : reca incisioni preistoriche a forma di coppelle, croci, canalette che la popolazione locale interpretava come forchette e cucchiai e raccontava ai bambini essere la casa della Diana, che portava doni.
Oltre non ci spingiamo nella definzione di quanto osservato; sicuramente, i pensatori e i contemplativi (come noi!) , potranno sviluppare molto interesse nelle visione di queste incisioni. E allora un’altra carrellata di foto, da osservare meglio, cliccandoci sopra per ingrandirle.

L’incisione che più mi ha colpito è quella che segue: una sorta di scacchiera molto accurata che poi, forse, un’altra mano ha ripreso e completato come fosse una sorta di “moderno” pupazzo, una bambolina con la gonna. Sicuramente non è niente di tutto questo, ma l’immaginazione non può stare ferma di fronte a simili testimonianze. E Voi che leggete… dite la Vostra!
E a tutti Voi, che mi avete seguito fino a questo punto e, forse, avete provato a immaginare cosa “girasse” nelle menti di quegli Esseri che 6000 anni fa incidevano sulle pietre simili messaggi, provate quest’ultimo quesito: è la strada che si deforma per i “salti” della ragazza o è la ragazza che salta perchè la strada sta cedendo? Senza voler offendere nessuno e …grazie per la pazienza. Paolo
This entry was posted on 15 aprile 2014 a 18:14 and is filed under Landslides. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, oppure trackback from your own site.
omnologos said
come ci si arriva, esattamente? sul web ho trovato che è vicino a Canossa…
Paolo said
Caro amico, sì è proprio da Canossa che siamo partiti. Il sentiero non è segnato e senza nessuno che conosce il posto, c’è il rischio di perdersi nel bosco. Ora, con la vegetazione ancora dormiente o, comunque, appena risvegliata, la visione dei luoghi è più facile. In piena vegetazione, c’è da stare più attenti. Paolo
omnologos said
Sono in zona venerdi e sabato…verificherò con un indigeno 😉
Rino Barbieri said
Non è la fantasia che bisogna usare per interpretare i segni (non tutti certamente) ma i pricipali che sono incisi nell’anfratto chiamato Grotta di Diana a Canossa di Mulazzo, ci vuole la CONOSCENZA. Quando io cercavo qualcuno che mi accompagnasse sul luogo mi fu detto: “lasci stare sono segni senza importanza a detta di uno esperto in archelogia”. Al quale risposi “Guardi io mi fido solo dei miei occhi” e feci bene se, dopo che pubblicai le mie foto nel web un appassionato di petroglifi e preistoria scrisse nel sul blog ” La Grotta di Diana è la Cappella Sistina delle grotta della Liguria!”. L’incisione che lo scrivente PAOLO chiama SCACCHIERA e che qualcun’altro studioso ha chiamato LA RETE è INVECE SEMPLICEMENTE quella che io ho chiamato “LOSANGA QUADRETTATA”. Dobbiamo sapere che la losanga o rombo schiacciato (un dei primi segni dell’uomo – sì è trovato questo simbolo rappresentato sulla pietra persino 70.000 anni fa ) non è altro che la rappresentazione dell’organo femminile da cui nasce la vita. Rappresentarlo in questa grotta (ove ci sono anche altri evidenti segni di vulve) voleva dire propiziarsi la fertilità e la fecondità. Losanga quadrettata, cioè una losanga che ha all’interno altre losanghe, è come dire che dalla VITA nascono altre vite! E un simbolo che ritroveremo pari pari in vasi mesopotamici, etruschi, romani e finanche, a sfidare il tempo, nei portali della Lunigiana: vedasi Groppodallosio, Soliera Apuana, Sassalbo ed in specie Camporaghena. Ho parlato di questa grotta nel 2010 quando ho scritto il libro “LUNIGIANA LA TERRA DEL SOLE” e ne ho spiegato, a mio parere ma suffragato da prove visive, il motivo perché troviamo in questo anfratto roccioso così tanti segni incisi. Era un luogo cerimoniale giustificato dalla presenza di un enorme masso losangato ove le donne neolitiche (fine mesolitico?) ed in proseguo andavano a posizionarsi davanti al SOLE in riti di fecondità-fertilità ed in vista dei menhirs che caratterizzano la Lunigiana cioè Pizzo D’Uccello e Monte Sagro. (I due monti dalla simbologia – per gli antichi- maschile e femminile). Una teoria questa mia che fa fatica a prendere campo nel mondo scientifico che la preferisce a quella che dice (Sic!) essere il luogo un punto di transito ed avvistamento di primordiali rete stradali….Veritas filia temporis….
Paolo said
Complimenti Rino per l’interessante nota, molto apprezzata.
Gianluca said
Buongiorno,
sono di Reggio Emilia e mi piacerebbe visitare il sito.
Qualcuno gentilmente potrebbe darmi indicazione?
Cordiali saluti
Gianluca
Libby said
Non ho dubbi, un eccellenteintervento. Navigo con entusiasmo il sito https://fiabeefrane.wordpress.com. Avanti così!
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