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Le Fiabe per tutti

  • Fiabe e frane

    CIAO! Questo è il mio BLOG
    Mi chiamo Paolo Cortopassi e sono un geologo dal 1991. Lavoro nell'Alta Toscana nei settori della prevenzione sismica sugli edifici (terremoto) e del dissesto idrogeologico (frane).

    Dal 2004 ho iniziato a sviluppare la mia grande passione per le fiabe , che racconto nei miei spettacoli.

    Le mie storie parlano di animali, bambini, piante, naturalità dei luoghi, ma anche di situazioni difficili dovute al movimento di frane, alla forza delle inondazioni, al tremore dei terremoti...

    Con questo spazio voglio condividere i miei interessi con chiunque possa esserne interessato. Ciao.

    Qui sono con la mia famiglia a Londra.
    Londra 2007

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Frane


La parola frana indica una ammasso di materiale costituito da terreno o roccia o terreno e roccia, che si muove verso il basso a causa dell’effetto della forza di gravità. Generalmente la frana si muove lungo una superficie più o meno irregolare che la separa da un substrato fermo; sempre con il termine frana s’intendono anche i crolli di materiali dalla pareti rocciose, dove in questo caso il movimento si effettua nell’aria. Vi sono infine situazioni più complesse dove non esiste una più o meno ben definita superficie di movimento, ma si può parlare di fasce, settori che separano la parte superiore in movimento (frana vera e propria) dal sottostante substrato fermo.

Le frane causano dei cambiamenti nell’aspetto dei versanti anche in tempi molto brevi o brevissimi. Difatti, le velocità con cui si muovono, ad eccezione delle cadute di roccia, sono molto variabili; possiamo avere movimenti lenti (da pochi millimetri a qualche decina di centimetri in un anno) fino a movimenti rapidi, superiori ai 5 metri al secondo (circa 20 km/h). Si capisce quindi che l’incidenza sul territorio risulterà diversa a seconda della velocità della frana e, quindi, come vedremo in seguito, anche rispetto al tipo di movimento.

Una cosa importante da tenere sempre presente, in linea generale, quando parliamo dei fenomeni naturali è il rapporto con il tempo. Infatti se consideriamo periodi relativamente brevi dell’ordine delle decine di anni (30÷40), possiamo notare come i fenomeni franosi possano manifestarsi con ripetizioni non uniformi ovvero concentrati in determinati periodi di varie durate e inesistenti in altri. Se invece prendessimo in considerazione una quantità di tempo molto più lunga (parliamo di almeno diverse centinaia o addirittura migliaia di anni), vedremmo sicuramente una più omogenea continuità.

Comunemente in una frana si possono distinguere alcune parti, così come osservabili nella figura sottostante.

schema di una frana

I fattori che causano le frane, possono distinguersi in due gruppi.

Il PRIMO GRUPPO è relativo ad alcune caratteristiche proprie del versante che, in linea generale, si modificano in tempi lunghi. Stiamo quindi parlando di:

1. morfologia di un versante, ovvero la sua forma;

2. la pendenza;

3. il tipo di roccia o di terreno presenti e le relative caratteristiche, quali ad esempio il grado di permeabilità, ovvero la più o meno facilità a lasciarsi attraversare dalle acque.

L’altro GRUPPO si riferisce ad eventi occasionali e, quindi, ad elementi esterni che possono variare anche in tempi molto brevi. Stavolta stiamo parlando di:

1.il clima e quindi pioggia, vento ed esposizione del versante;per quest’ultima caratteristica possiamo fare l’esempio dei “versanti esposti a nord”. Durante una giornata media, per quanto riguarda l’Italia, essi ricevono i raggi solari in quantità minore rispetto a quelli esposti a sud; questo fenomeno comporta variazioni di temperatura meno marcate nei versanti di nord e quindi minori modifiche naturali legate all’insolazione (es. gelo e disgelo).

2.Crescita della vegetazione.

3.Modifiche apportate dall’attività umana.

Ciascun elemento di questi due gruppi, contribuisce alla più o meno stabilità di un versante. Una frana si verifica, quindi, in modo molto casuale e secondo un intreccio di situazioni alle volte difficilmente prevedibili. Rimane, comunque, un effetto dell’alterazione di un equilibrio, che può trovare risposta in una serie di cause che sono:

 

CAUSE NATURALI

CAUSE AD OPERA DELL’UOMO

Perdita delle forze che tendono a tenere salda una roccia o compatto un terreno

gelo e disgelo

esplosioni; terreni di riporto mal compattati

variazioni del contenuto d’acqua di rocce e terreni

piogge consistenti

perdite da tubazioni e serbatoi

aumento del carico sul versante

piante a rapido accrescimento per rinverdimenti (azione antropico/naturale)

realizzazione edifici

aumento della pendenza del versante

erosione di materiale dovuto ad acque incanalate; erosione alla base di un versante operata da un torrente

scavi e tagli di versante per la realizzazione di opere (strade, muri, ecc.)

scosse e vibrazioni

terremoto

transito mezzi pesanti; perforazioni profonde (pali e tiranti)

Gli esempi riportati non completano, sicuramente, le varie cause che portano a scatenare una frana, ma danno comunque un’indicazione di quelle azioni, naturali e umane, che sono alla base di questo fenomeno distruttivo…continua

 

Glossario


Coronamento. Fessura di varia larghezza (da pochi centimetri ad alcuni metri) sul piano campagna, che separa il materiale rimasto in posto (a monte) da quello che si è mosso (sceso a valle).Il terreno ai due lati della fessura può risultare ancora pianeggiante oppure, quello di valle, può presentare un ribassamento cha da origine a una più o meno evidente scarpata.

Corpo di frana. Materiale sceso a valle lungo una superficie di rottura.

Diagenesi. Trasformazione che subisce un terreno a opera di acque od organismi, tale che viene consolidato con processi di cementazione e ricristalizzazione, a formare una roccia.

Piede. Porzione al termine della frana cha ha subito il movimento e ricopre il terreno integro, ovvero in posto. Per scalzamento al piede s’intende l’erosione effettuata sul piede (es. le acque di un torrente) che rende instabile il versante soprastante.

Roccia. Aggregato composto da particelle formate da uno o più minerali che risultano legate da forze elevate, che in pratica cementano il composto.

Superficie di rottura. Superficie che caratterizza il limite di rottura del pendio, ovvero suddivide il materiale sceso a valle dal resto del versante in posto.

Terreno. Aggregato composto da particelle formate da uno o più minerali che può essere, facilmente, disgregato, frammentato in porzioni più piccole. Nel terreno le forze che legano le particelle sono molto inferiori a quelle della roccia; qui non sono avvenuti quei processi di cementazione tipici della roccia, conosciuti con il nome di diagenesi.

Terreno fine. Fanno parte di questa categoria i terreni conosciuti con i nomi di limo e argilla. Le singole particelle che li compongono sono invisibili a occhio nudo.

Terreno granulare. Fanno parte di questa categoria i terreni conosciuti con i nomi di ghiaia e sabbia. La caratteristica dei terreni granulari e che qui prevalgono le particelle visibili a occhio nudo, ovvero quelle che presentano un diametro superiore a 0,06 mm.

Frana attiva. Materiale sceso a valle e attualmente in movimento. Con questo non si deve intendere che il materiale sia in costante movimento, ma secondo la letteratura specifica è necessario che il movimento sia molto recente, almeno negli ultimi sei ÷ dodici mesi.

Frana sospesa. Il corpo di frana non si muove in questo momento e si trova in quella posizione da almeno sei ÷ dodici mesi. Esso si è però mosso da poco tempo, indicativamente negli ultimi dodici ÷ ventiquattro mesi (1÷2 anni).

Frana riattivata. Il corpo di frana dopo essere stato per un breve-medio periodo (2÷10 anni) senza muoversi, viene di nuovo riattivato, ricomincia a scendere sul versante.

Frana inattiva. Corpo di frana che non si muove da almeno due anni.

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3 Risposte a “Frane”

  1. paola said

    caro Paolo, complimenti per il blog.
    adoro le fiabe e i bambini e mi piace molto il tuo modo di raccontare le frane. Vorrei solo dirti che la crescita di piante d’altofusto non è una causa di dissesto del terreno, anzi di solito il terreno perde coesione e diventa franoso a seguito del disboscamento e dell’impoverimento forestale, vedi ad esempio la troppo frequente utilizzazione dei boschi cedui (selvicoltura di rapina).
    può essere che la scelta di piante a rapido accrescimento per il rinverdimento delle scarpate per avere risultati a breve “effetto” sia invece pericolosa, ma qui si tratta di azione antropica.
    I boschi naturali, specialmente quelli d’altofusto (intesi come boschi edificati da piante nate da seme) di solito sono un grande aiuto per il contenimento delle frane.
    saluti

    • Paolo said

      Grazie per il tuo commento. Hai ragione tu! Non è corretto indicare alberi ad alto fusto come possibili cause naturali per l’innesco di frane. Il ragionamento che avevo fatto era più complesso e indicava situazioni già critiche, ovvero alberi ad alto fusto (pesanti) su terreno già in movimento; ovviamente questo era rimasto nel mio pensiero e così come rappresentato in tabella non va bene. Provvederò a modificare quanto riportato. Se hai altri preziosi consigli sulla materia, mi farebbe piacere riceverli. Un saluto. Paolo.

  2. paolo said

    grazie paolo per il blog , mi è stato molto utile in geopedologia. un saluto e buona giornata.

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