Gulliver e le menzogne
Posted by Paolo su 20 settembre 2014
Jonathan Swift risulta eternamente noto per il suo racconto dal titolo “I viaggi di Gulliver”, pubblicato nel 1726, quasi trecento anni or sono.
Non sono un critico e quello che vorrei rappresentare nelle poche righe che seguono, sono semplici valutazioni nate dalla lettura.
Come primo punto vorrei sottolineare l’impossibilità di definire “I Viaggi di Gulliver” un libro per ragazzi se con questo termine si vogliono comprendere individui fino a 14-16 anni. (potete leggere https://culturaperta.wordpress.com/tag/gulliver/). Badate, sono più che certo che i ragazzi minorenni sono in grado di capire il racconto, ma non trovo l’interesse di quella età per quanto scritto da Swift, o almeno non lo trovo per il tempo in cui viviamo. Se pensiamo ai primi due viaggi ed estraniamo il racconto ad alcuni particolari su Lilliput e su Brobdingnag, troviamo molte cose divertenti, come lo spegnere un fuoco con l’urina o esercitare maestrie da marinaio all’interno di un grosso contenitore di legno riempito con acqua; il resto, però, sono dialoghi, critiche ed esperienze molto interessanti, ma indicate per un lettore adulto e interessato.
Altra cosa da far risaltare sono le descrizioni che i vari abitanti dei luoghi visitati danno del proprio popolo o della terra in cui vivono. I dialoghi di Gulliver, spiegano moltissime situazioni che ancora oggi si ritrovano nei vari aspetti comportamentali di molte persone o generi; le numerose descrizioni sui modi di fare politica, sulle cattiverie e sulle menzogne, paiono più che mai attuali e lasciano riflettere su molti aspetti. Swift, certamente generalizza al massimo, etichettando tutti coloro che intraprendono la carriera politica, come propensi ad adottare quelle pessime caratteristiche che l’autore spiega nei minimi particolari; credo o forse “spero” che la realtà delle cose sia un po’ diversa e che vi potessero essere spazi, anche allora per vere e genuine valutazioni. Risulta però molto facile lasciarsi prendere dagli scritti di questo irlandese misantropo e se non completamente trasformati nei pensieri, certo vi è da dire che la sua lettura lascia un segno ben deciso, una traccia nel nostro pensiero che non ci può rendere indifferenti al problema.
Per quelllo che ho scritto fino a questo punto, vale la pena di leggere anche alcuni suoi articoli pubblicati sulla rivista “The Examiner” tra il 1710 e il 1713; di seguito riporto un piccolo estratto da una sorta di Trattato sulla menzogna politica che Swift o il suo amico e collega John Arbuthnot o tutti e due insieme, scrissero sulla rivista menzionata. Si parla in questo caso delle varie definizioni date alla MENZOGNA e sono convinto che valgano la pena di esser lette.
Menzogna politica: l’arte di convincere la gente della salubrità del falso per qualche buon fine.
Essa si suddivide in tre tipi:
Menzogna addittiva: attribuisce alla persona una reputazione di gran lunga superiore a quello che gli spetta allo scopo di perseguire un buon fine.
Menzogna detrattiva: la m. detrattiva o diffamatoria, sottrae a un grand’uomo la reputazione che gli spetta di diritto per timore che la utilizzi a danno del pubblico.
Menzogna traslatoria: trasferisce il merito (demerito) di una buona (cattiva) azione su altra persona, e tutto questo per il bene del popolo.
L’articolo porta altri innumerevoli spunti particolareggiati sulle menzogne, concludendo con la seguente domanda: “Per contraddire una menzogna è meglio la verità o un’altra menzogna?”. La conclusione ci dice che il metodo migliore per contraddire una menzogna, sia… un’altra menzogna.
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