Geologia
Per capire se questa materia vi suscita interesse vi mostro una carta geologica di pianura, semplice e di facile comprensione.
Siamo in Versilia (Nord della Toscana) e quello che vedete sono la rappresentazione dei terreni che affiorano sulla superficie, sul piano che noi calpestiamo con i piedi; questo tipo di rappresentazione si chiama, appunto, Carta Geologica. Ad essa è legata una semplice legenda, ovvero una piccola descrizione di alcune parti comprese nella carta; facciamo, quindi, una piccola descrizione.
Le SABBIE MARINE sono terreni (sono… sabbie che penso conosciate tutti) portati dalle correnti marine, grazie alla spinta dei venti verso costa; le LAME sono terreni che si sono depositati nelle parti più depresse della superficie del suolo e sono composti da terreni fini quali i limi e le argille. Il loro deposito è avvenuto grazie alla presenza di stagni, ora completamente prosciugati dall’uomo, dove le piccole particelle di terreno in sospensione sulle acque, hanno potuto precipitare sul fondo, grazie alla calma di quegli specchi d’acqua.
Infine troviamo le ALLUVIONI che altro non sono che quelle terre portate dai fiumi e dai torrenti che scendono dalle colline; in questa situazione avremo sia terreni granulari che fini, a seconda della forza di trasporto dei fiumi che li hanno depositati.
Questo è il primo assaggio di Geologia.
Che ne dite?

VERSILIA (LU)
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Siamo a Fiumalbo, in provincia di Modena e quello che vi mostro nella foto sottostante, grazie all’aiuto di Luca, è un contatto, ovvero la sovrapposizione di due livelli geologici distinti. Qui abbiamo in alto l’ arenaria che altro non è che sabbia cementata; questa si trova sopra un livello chiamato siltite che è un materiale formato da granelli che oscillano tra le dimensioni di quelli di una sabbia e di una argilla. Quindi una roccia con granuli più piccoli di quelli che si trovano nella sabbia, ma più grandi di quelli di un’argilla. Per comprendere meglio, l’occhio umano non è in grado di distinguere granuli più piccoli di quelli di una sabbia (in modo più scientifico, granuli che presentano una larghezza media inferiore a 0,1mm, ovvero un decimo di millimetro!). E allora come faccio a sapere quello che vi ho detto? Beh… esiste anche il microscopio e poi altri meccanismi che permettono di verificare le dimensioni dei granuli. Ovviamente non li ho valutati in posto, ma conosco la geologia della zona e riconosco a “memoria” molti tipi di rocce (sennò che geologo sono!). Dunque, riprendiamo il discorso; sotto la siltite troviamo l’ argillite che è un’argilla diventate roccia. Questo processo, così come per la sabbia che diventa arenaria e per la siltite, è un fenomeno che trova il nome di diagenesi e potete trovare una piccola spiegazione nel glossario.
Ecco Luca che ci fa notare le differenze tra un’arenaria e un’argillite. Abbiamo, innanzi tutto, un colore diverso (grigio per l’arenaria e verde/rosso per l’argillite), che però non può essere una proprietà con la quale basiamo le differenze. Poi c’è una differenza al tatto (che voi, ora non potete certo notare); l’arenaria è granulosa mentre l’argillite è liscia. Infine, l’aspetto che mostra l’argillite molto fragile e irregolare, mentre l’arenaria è più compatta e dura. Ora è il vostro turno: durante le vostre gite in montagna, provate a cercare queste due rocce; vedrete che dopo averle viste più di una volta saprete riconoscerle molto più rapidamente.
Siamo a Giaredo, nel comune di Zeri (MS) e quelle rocce che si trovano nel fiume sono argilliti (Giaredo è famoso per gli stretti passaggi che il fiume Gordana ha creato, creando un vero è proprio canyon, sempre pieno di acqua); qui l’aspetto è più compatto e regolare, ma i colori sono gli stessi. Questo non vuol dire che tutte le argilliti sono rosse e verdi; però queste in particolare, anche se non appartengono alla stessa serie hanno comunque medesime tonalità di colori.
Qui siamo ad Adelano (Zeri) e siamo di fronte a… una vera confusione! Come potete notare i livelli che compongono la roccia sono tutti piegati e “sfilacciati”. In questo caso grandi forze hanno contribuito per questo aspetto caratteristico. Le argilliti in questione, sono quindi state piegate dai movimenti che dal profondo della Terra sono stati trasmessi fino alla sua parte più superficiale (Crosta).
Fabio said
Deve sapere che ho apprezzato molto questa specie di introduzione molto light alla sua materia con foto e spiegazioni per un autentico dummie come me – nello specifico poi cercavo proprio la “differenza tra arenaria ed argilla” – peccato così breve… però mi rincuora sapere che (a parte l’esperienza acquisita sul campo) ad occhio nudo non ci sia modo di distinguerle, nemmeno dal colore. Arenite, siltite, argillite, argilloscisto, marna argillosa, argilla marnosa, scaglia bianca, scaglia rossa: vivendo a Bologna mi sento un perfetto idiota, camminando nei calanchi senza sapere su cosa poso i piedi. Mi piacerebbe un corso esclusivamente dedicato alle rocce sedimentarie. Saluti e grazie.
Paolo said
Grazie Fabio per il tuo prezioso commento. Un piccolo aiuto per distinguere il contenuto di calcare nelle cosidette marne, potrebbe arrivare dalla reazione con HCl (diluito al 10%) che puoi trovare nei supermercati sotto la dizione “acido muriatico”; versane poche gocce con apposito contatore sulla roccia, dopo averla pulita e osserva. La maggiore o minore reazione è significativa della presenza di più o meno calcare e, quindi, con l’esperienza puoi capire se si tratta di calcare marnoso, di argilla marnosa e così via per approfondire; se non reagisce è un’altra buona informazione argillite pura o debolmente marnosa). Un caro saluto. Paolo