Ancora sulla comunicazione in emergenza terremoto
Posted by Paolo su 23 febbraio 2013
L’INSEGNAMENTO DEL TERREMOTO DE L’AQUILA,
PER LA STESURA DEL MANUALE OPERATIVO PER LA PREVISIONE DI TERREMOTI
(Operational Earthquake Forecasting [OEF]).
(Tratto da Seismological Research Letters, Volume 84, n. 1 – Seismological Society of America – Gennaio/Febbraio 2013)
Il governo italiano dopo poche settimane dal terremoto de L’Aquila, riunì una Commissione Internazionale per la previsione dei terremoti finalizzati alla protezione civile (International Commission on Eartquqke Forecasting for Civil Protection [ICEF]) nella quale, Thomas H. Jordan, Direttore del Southern California Earthquake Center e Autore del presente articolo, fu chiamato a fare il Presidente; tale Commissione era composta da 10 scienziati, provenienti da nove paesi: Cina, Francia, Italia, Gran Bretagna, Germania, Grecia, Russia, Giappone e Stati Uniti d’America.
L’intero articolo è scaricabile qui; nelle righe che seguono, riporto il riassunto delle parti che mi sono apparse più importanti per l’aspetto della “comunicazione” verso la popolazione.
La sismicità nel territorio de L’Aquila, incrementò decisamente a partire dal gennaio 2009. Agli inizi di febbraio una serie di previsioni amatoriali furono emanate da un tecnico locale, Gioacchino Giuliani; esse si basavano sulla valutazione delle concentrazioni del gas Radon, misurate con un rivelatore di raggi gamma di propria produzione. Tali misurazioni non avevano una validità ufficiale, ma furono largamente pubblicizzate e molti cittadini le presero molto sul serio. Furono fatte alcune previsioni su imminenti terremoti e almeno due di queste risultarono false. Non ci fu una prova evidente che Giuliani avesse trasmesso una previsione valida al pubblico o a qualsiasi Autorità civile.
Il comportamento del mondo scientifico a quelle notizie ribadì:
- l’assenza di un metodo validato per la previsione dei terremoti,
- la possibilità che sciami sismici si sviluppino in quelle zone,
- la bassa probabilità di un grande terremoto.
Assicurazioni tecnicamente corrette, ma che non dissiparono le preoccupazioni della popolazione.
Il 31 marzo 2009 fu convocata la Commissioni Grandi Rischi.
Bertolaso disse che gli esperti erano stati chiamati non perché ci fosse paura e preoccupazione, ma piuttosto per rassicurare la popolazione. Lo stesso, spiegò ai Funzionari, che l’incontro doveva essere un’operazione mediatica.
La Commissione concluse dicendo che non c’era motivo di dire che una sequenza di terremoti a piccola magnitudo poteva essere considerata come una sicura previsione per un forte evento.
Questa affermazione era scientificamente corretta.
Il Vice Presidente della Protezione Civile, Bernardo De Bernardinis, aggiunse che la Comunità scientifica asseriva che non ci fossero pericoli, visto il continuo scarico di energia e che quella era una situazione dall’andamento favorevole.
Questa affermazione non era scientificamente corretta.
La ICEF ha prodotto il manuale OEF che comprende due principali attività:
-
Continuo aggiornamento di informazione qualificata sulla possibilità del verificarsi di terremoti potenzialmente dannosi;
-
Diffusione di un informazione ufficialmente omologata, per aumentare la preparazione delle comunità minacciate dai terremoti.
Una delle conclusioni principali a cui è giunta la Commissione Internazionale, riguarda il fatto che al momento non esistono metodi validi che possano prevedere terremoti con alta probabilità.
L’analisi delle modalità di comunicazione alla popolazione in emergenza terremoto, ha evidenziato come in sei nazioni ad alto rischio (Cina, Grecia, Italia, Giappone, Russia e USA) i principali due punti del manuale OEF, siano nella fase di uno sviluppo appena nato per quanto riguarda la sismicità nel breve periodo, mentre la valutazione del rischio sismico nel lungo periodo non è affatto sviluppata.
L’esempio de L’Aquila ha dimostrato che, “distratti” dalle previsioni di Giuliani, le Autorità non abbiano evidenziato questo aumento di pericolo né abbiano preparato la popolazione con misure propedeutiche al contenimento della crisi sismica, rimanendo “inguaiati” nella pressante richiesta: “Quando ci sarà il grande terremoto?” Essi non potevano rispondere in modo definitivo a questa domanda, ma per calmare la popolazione fecero rassicurazioni che sono state, largamente, interpretate come un “contro allarme”, ovvero come un’affermazione che un grande terremoto, non accadrà.
La principale lezione avuta dalla vicenda de L’Aquila è quella che ci dice come sia necessario separare i ruoli. Da una parte la Comunità scientifica il cui compito è quello di provvedere ad una informazione oggettiva sui pericoli naturali, dall’altra i “Decisori civili” che devono pesare i benefici di azioni protettive, contro i costi per i falsi allarmi e i fallimenti nelle previsioni.
ICEF, conclude elencando le attività da svolgere in situazioni del genere.
- La popolazione deve avere in dotazione metodologie d’informazione ad accesso libero, sulle probabilità di terremoti nel breve periodo, che siano qualificate, scientifiche, trasparenti e tempestive.
- Queste informazioni devono essere rese disponibili a intervalli regolari, sia durante i periodi di normale sismicità che nelle crisi sismiche. La popolazione deve essere educata alla conversazione scientifica attraverso ripetute informazioni e incontri.
- Il personale degli organi pubblici addetti all’informazione della popolazione, deve essere formato da individui qualificati; questi devono aggiornarsi con regolarità sui sistemi di previsione della sismicità, che sono stati rigorosamente valutati e aggiornati da esperti, creatori ed utilizzatori delle informazioni sui terremoti.
- La qualità di tutti i modelli operativi deve essere valutata per affidabilità e destrezza con test retrospettivi e devono essere continuamente testati nelle valutazioni sulle sismicità di lungo termine.
- Le procedure di allerta devono essere standardizzate per facilitare le decisioni.
- Deve essere stabilita una soglia di probabilità per il dato terremoto, in modo che i livelli di allerta siano basati sull’analisi oggettiva dei costi e dei benefici.
- I principi della comunicazione verso la popolazione stabiliti da ricercatori delle scienze sociali, devono essere applicati all’informazione sui pericoli sismici.
Nell’era dell’informazione istantanea le aspettative della popolazione al riguardo della disponibilità dei bollettini emessi nel breve periodo, stanno evolvendo molto rapidamente, ed esiste il grave pericolo che vuoti nell’informazione diano origine a previsioni informali e disinformazione.
Altre informazioni all’indirizzo: http://www.protezionecivile.gov.it/jcms/it/commissione_sismologi.wp
This entry was posted on 23 febbraio 2013 a 11:20 and is filed under Landslides. You can follow any responses to this entry through the RSS 2.0 feed. You can leave a response, oppure trackback from your own site.
lorenzo borselli said
notizia molto interessante e istruttiva..
grazie
lorenzo