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    Mi chiamo Paolo Cortopassi e sono un geologo dal 1991. Lavoro nell'Alta Toscana nei settori della prevenzione sismica sugli edifici (terremoto) e del dissesto idrogeologico (frane).

    Dal 2004 ho iniziato a sviluppare la mia grande passione per le fiabe , che racconto nei miei spettacoli.

    Le mie storie parlano di animali, bambini, piante, naturalità dei luoghi, ma anche di situazioni difficili dovute al movimento di frane, alla forza delle inondazioni, al tremore dei terremoti...

    Con questo spazio voglio condividere i miei interessi con chiunque possa esserne interessato. Ciao.

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Il punto fermo

Posted by Paolo su 10 febbraio 2013

Dopo il terremoto dell’Emilia accaduto nel maggio 2011, mi fu richiesto di scrivere ” qualcosa” sulla prevenzione sismica nelle scuole, una sorta di riepilogo di quello che si è fatto negli ultimi anni in Italia. Non sono certo uno dei massimi esperti in materia, però è una tematica che mi ha sempre interessato, sarà che i bambini sono il nostro futuro e saperli in un luogo sicuro mentre siamo impegnati nelle nostre attività, ci rende tranquilli. L’articolo non fu mai pubblicato, ma questo sicuramente dipende dalla poca importanza delle notizie che riportavo.

Abruzzo 2009
Passando a lettura i vari programmi elettorali delle varie fazioni in lista per le elezioni 2013, mi sono accorto che non vi è traccia di politiche di prevenzione e messa in sicurezza delle scuole, anche nelle liste dei cosidetti “nuovi movimenti”. Sarà sicuramente, di nuovo, una mia svista e allora per non saper nè leggere nè scrivere, ho pensato di pubblicarlo sul mio blog.

L’articolo è riportato integralmente; alcune informazioni possono essere mutate, ma ho preferito conservare la forma del maggio 2011.

ApriamociAlTerremoto_ErcoliniP
In questi frenetici giorni “d’informazione sismica” sul recente terremoto dell’Emilia, preme inserire un punto fermo, una valutazione oggettiva e più che altro, determinante, per il futuro di tutti.

Dieci anni or sono, crollava il tetto della scuola “Jovine” di San Giuliano di Puglia, seppellendo 27 bambini e una maestra. Quel terremoto accaduto la mattina del 31 ottobre 2002, procurava un totale di 30 morti, di cui 28 nella sola scuola primaria. Da quella disumana tragedia, prendeva corpo un forte impulso legislativo che andava a classificare sismica l’intera nostra penisola; negli atti prodotti, trovavano indicazioni strutturali specifiche (sia per nuove costruzioni che ristrutturazioni) gli edifici pubblici che, però, a causa di una lunga serie di proroghe, riuscivano a trovare la corretta collocazione solo dopo il terremoto d’Abruzzo del 6 aprile 2009. Quest’ultimo e il recente dell’Emilia, hanno avuto una caratteristica simile: le scosse principali sono accadute di notte, ovvero quando le scuole erano chiuse. Non vi sono state, fortunatamente, vittime in tal senso, ma il risultato (negativo) prodotto, si può leggere nelle cifre che seguono.

Abruzzo, 221 milioni di euro necessari per la messa in sicurezza delle 213 scuole pubbliche danneggiate dal sisma; tra queste oltre 60 istituti tra materne e primarie nella sola provincia de L’Aquila. Nella città de L’Aquila, a parte 2 o 3 istituti, la frequentazione dell’attività scolastica degli studenti è ancora svolta in Moduli Temporanei dedicati (MUSP).

Da tener presente che tutti i palazzi che sono crollati a L’Aquila (sia in muratura che in cemento), avevano un difetto costruttivo, a prescindere dalle regole di costruzione sismica. Questo sta a significare che se una costruzione è realizzata a regola d’arte, ma non antisismica, può comunque reggere bene lo scuotimento del terremoto.

Emilia, 223 scuole danneggiate di cui 117 tra materne e primarie; oltre 70.000 studenti privati delle sedi.

Che cosa ha caratterizzato l’aspetto della sicurezza nelle scuole in questi ultimi dieci anni?

  • una proposta di legge scaturita dal “Comitato Vittime della Scuola”, di San Giuliano di Puglia, rimasta tale, nella quale si dichiarava che oltre il 60% delle scuole italiane è privo di certificati di agibilità statica, il 36% non ha nemmeno le scale di sicurezza, oltre il 30% non rispetta le norme degli impianti elettrici ed il 21% non ha le porte antipanico;
  • finanziamenti statali, da parte del Ministero dell’Istruzione rivolti, però, agli aspetti non strutturali degli edifici scolastici (come esempio è giusto ricordare il soffitto caduto nelle scuola di Rivoli che provocò la morte di uno studente di 17 anni);
  • finanziamenti del Dipartimento di Protezione Civile, che hanno fatto rientrare la messa in sicurezza delle scuole solo se sedi di strutture di Protezione Civile;
  • esaurimento dei canali della L. 23/96 sull’istruzione, e della L. 289/02 fatta appositamente dopo la tragedia di San Giuliano.

Oggi, gli interventi sulle scuole vanno avanti con le risorse disponibili degli enti locali e di qualche regione; questo è il punto fermo che mi preme sottolineare.

 

Per una migliore comprensione delle tematiche presenti nell’articolo, aggiungo alcune note sul convegno tenutosi all’Università di Pisa il 18 giugno 2011.

Come si è costruito in Italia fino al 1984

L’aggiornamento sismico del territorio italiano è avvenuto fino al 1984, ovvero le disposizioni legislative per quei comuni e solo quei comuni che erano stati interessati dal terremoto, avvenivano fino a quella data solo per i territori interessati. Questo ha portato una classificazione sismica italiana che si è mossa a macchia di leopardo. In particolare i documenti pubblicati che hanno generato regole nel costruire sono avvenuti dopo i principali terremoti. In particolare ecco le date importanti per la stesura di nuove regole per le costruzioni in zone sismiche:

1909 (terremoto Calabria-Sicilia 1908)

1916

1927 (dopo terremoto Lunigiana-Garfagnana 1920)

1935

1962

1976 (dopo terremoto Friuli 1976)

1981 (dopo terremoto Irpinia 1980)

1984

1996

2003 (dopo terremoto San Giuliano 2002)

2006

Dal 1984 s’incomincia a classificare, oltre ai territori soggetti ai danni dello specifico territorio, anche altre zone non interessate da quel sisma; si ricordi che nel 1984, l’80% delle costruzioni in Italia era già stato costruito.

Bisogna però attendere il 2003 affinché tutto il territorio italiano sia classificato sismico.

Dal 2006 le regioni acquisiscono il nuovo quadro sismico del territorio italiano e dettano regole per i loro territori.

Nel 2003, le zone interessate dal recente terremoto d’Emilia sono classificate per la prima volta e vanno in zona 3 (come in Versilia).

I tempi di ritorno dei terremoti sono superiori alle nostre capacità del ricordo (Meletti).

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Una Risposta a “Il punto fermo”

  1. Erica said

    Da questo articolo si desume che in Italia le leggi si fanno dopo che i danni sono giunti e ….. soprattutto …… ci si scorda velocemente il compito di proseguire sulla strada della sicurezza ….. e questa è la nota che più indispone

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