Introduzione
Il linguaggio della fiaba è universale; esso va bene per tutte le età, le razze e i diversi popoli che abitano la Terra.
La sua origine non è conosciuta; non esiste né un periodo né un luogo specifico che possa identificarne, univocamente, la nascita.
I primi racconti sono sorti in molti luoghi disseminati sul nostro pianeta, ed hanno iniziato a raccontare la realtà dei fatti; si può immaginare che storie simili siano state concepite anche nello stesso periodo temporale, ma in luoghi distanti migliaia di chilometri e da soggetti completamente differenti. Oppure, sono sorte in un contesto specifico e da questo sono migrate lontano; questa diffusione le ha modificate nei particolari, ma non nei contenuti generali ed è anche per questo che storie simili si sono sviluppate in India, come in Europa.
Come detto le primordiali storie (non stiamo ancora parlando della fiaba!) si basavano sulla realtà, ma pure su ciò che allora s’intendeva per realtà o meglio su ciò che alcuni nel corso della vita avevano osservato e in qualche modo, cercato di spiegare. La vita di tutti i giorni era fatta di amore, paura, abbandono, guerra, infelicità, gioia, morte, ovvero di tutti quei fatti e di stati d’animo che ancora oggi ci appartengono. Non mancavano, quindi, gli spunti per raccontare situazioni differenti e particolari, ma pur sempre con fondi di variabile verità.
Andiamo oltre e proviamo a pensare a un maremoto osservato da un’altura o ad un’aurora boreale o ad uno sprofondamento di un terreno o alla giornaliera variazione del livello delle acque dovuto alle maree. Tutte esperienze quasi impossibili da capire per quei tempi, alle quali i più fantasiosi, però, davano motivazioni più o meno bizzarre.
E non possiamo trascurare le diverse malattie mentali che potevano affliggere quegli esseri umani (pazzia, demenza, allucinazione,…) e nemmeno i problemi fisici sugli esseri viventi; anche queste diversità facevano parte di fenomeni poco chiari, ma vi erano soggetti che ne davano la propria interpretazione e da queste ne nascevano nuove storie.
Tutto ciò non deve però far pensare che l’ideazione della struttura letteraria della fiaba sia avvenuta allora; le varie caratteristiche proprie di ciò che oggi definiamo fiaba e che in seguito descriveremo, hanno avuto un lungo percorso formativo durato molto tempo.
E non si può neanche pensare che coloro che hanno iniziato a divulgare le cosidette prime fiabe, siano state delle persone prese dal popolo, degli ignoranti che si divertivano in tal modo. La complessità e l’unicità del racconto fiabesco, comporta buoni livelli di conoscenza e solo colui che possedeva queste capacità era in grado di narrare in modo che gli ascoltatori fossero molto interessati dalle parole che venivano udite.
Si può quindi immaginare che vi siano stati dei “sapienti creatori” della singola o di più fiabe, i quali abbiamo tramandato al popolo, oltre al contenuto, anche l’appropriato modo divulgativo; lo stesso popolo, ha così continuato a divulgare il racconto diffondendolo nei territori e allo stesso tempo apportando modifiche, inserendo ed eliminando vari dettagli. Anche per questo, come già accennato, sono nate più versioni di un medesimo racconto, frutto delle situazioni, delle epoche, dei luoghi e delle persone.
1.0 VARI ASPETTI DELLA FIABA
Nel corso del ventesimo secolo innumerevoli e validi studiosi (“studiosi di folclore” secondo Luthi) hanno prodotti svariati lavori dedicati alle fiaba in generale; partendo dalla propria struttura (Propp con le sue famose funzioni), all’interpretazione psicoanalitica (Bettelheim), all’analisi letteraria (Luthi), all’interpretazione onirica (Jung, Von Franz) e questo citando solo alcuni tra i più rappresentativi.
Grazie ai lavori di questi esperti, ecco di seguito un elenco delle varie caratteristiche letterarie della fiaba, ovvero delle forme dei contenuti che si ritrovano nelle storie. Ovviamente in un singolo racconto non troveremo mai tutte le proprietà di seguito descritte, ma tutte le fiabe presentano uno o più aspetti di quelli descritti nei paragrafi seguenti.
1.1 – FIABA E REALTÀ. La fiaba riporta azioni reali, ma allo stesso tempo è lontana dalla realtà. Questa caratteristica si percepisce sin dall’inizio; difatti per introdurci al racconto vi sono diverse formule di rito, che però fanno subito comprendere che non andiamo a parlare di qualcosa di attuale. Le formule più conosciute sono “C’era una volta”, “Tanto tempo fa”, ma anche dizioni più goliardiche del genere “Quando ancora i gatti volavano”, per citarne una. Possiamo anche aggiungere che la fiaba è qualcosa di quasi naturale che si discosta dalla nostra realtà, rimane lontana perché vive nel suo mondo; in questo “quasi naturale” ovvero nella più o meno somiglianza con la realtà, coesiste la correlazione con la vita vera.
1.2 – RACCONTO D’AVVENTURA. La fiaba è un susseguirsi di azioni, di avvenimenti che portano i personaggi a muoversi nella risoluzione dei vari problemi. La cosa importante, ciò che rappresenta uno dei messaggi principali della fiaba è quindi l’azione, la dinamicità delle varie scene.
1.3 – DESCRIZIONI. La fiaba non contiene descrizioni al di là di ciò che è importante ed essenziale per la storia. Facciamo degli esempi: il bosco è solo un bosco; gli occhi di un personaggio rimangono tali e non sono descritti del tipo “taglio tondo con l’iride multicolore e incastonati a perfezione nel viso”; non vi sono definizioni dettagliate dei colori; ecc.
Il racconto è chiaro e conciso; le azioni che si svolgono sono semplificate; i personaggi sono ben tratteggiati e per essi, di solito, non si ricorre ai nomi propri, bensì alle loro attività quali possono essere il Principe, la Regina, il fornaio, il fratello, ecc.. I personaggi sono quindi tipici, ma non unici.
La mancata descrizione non è una perdita, ma un guadagno perchè conferisce ad ogni elemento la propria forma e lascia più nitida la vera caratteristica, che come detto è il racconto d’avventura.
1.4 – ESSERI SOPRANNATURALI. Quanto detto nel precedente paragrafo, vale per ogni oggetto e personaggio e tra questi anche per gli esseri soprannaturali, volendo intendere streghe, maghi, giganti e così via. Tali personaggi sono importanti per l’andamento della storia, ma non suscitano particolare interesse per il loro aspetto, anche orribile. Coloro che incontrano questi esseri, non risultano impressionati più di tanto e sono affrontati in maniera semplice e poco o nulla drammatica.
Tali esseri, di solito, sono collegati all’OGGETTO MAGICO che entra nel racconto per risolvere uno specifico problema. Il suo utilizzo è ben determinato e solitamente unico; esso viene percepito per quello che rappresenta (una pietra; un anello; una pentola; ecc…) e in ogni modo non con l’intensità che andrebbe riservata a un oggetto con magiche proprietà; dopo essere stato usato, scompare dal racconto. L’oggetto magico dona un PRODIGIO (mediante il quale viene risolto il problema) e di fronte ad esso, non c’è quasi mai, stupore.
1.5 – NUMERI. I numeri prediletti nella fiaba sono l’1 (l’eroe; l’antagonista; ecc…); il 2 (i fratelli, le sorelle, ecc…); il 3 (le prove; i tentativi; ecc…); il 7 (Pollicino; sette fratelli; ecc…); il 12 (Dei dell’Olimpo; Cavalieri Tavola rotonda; ecc…)
1.6 – ISOLAMENTO. Nella struttura letterale della fiaba troviamo questa proprietà, che indica come un’azione venga ripetuta più volte e le successive alla prima non fanno bagaglio delle informazioni già avute. In pratica il personaggio della storia non bada alla somiglianza delle situazioni, ma agisce sempre ripartendo da zero.
Un paio di esempi per comprendere meglio questo aspetto.
– Un tizio viene inviato in uno specifico luogo per effettuare un determinato compito, ma questi trova sul suo percorso un “disturbo” che lo convince a fare un’altra azione. Ritornato alla sua dimora, all’inizio viene rimproverato per la disubbidienza effettuata, ma poi, il giorno successivo, reindirizzato al compito primordiale, che ancora non effettuerà per altre due volte e subirà lo stesso castigo nel ritorno a casa.
– Ad un tizio viene imposto il superamento di una prova per la conquista di un premio e questo avviene; allora chi aveva imposto la prima prova, ne indica una seconda e poi una terza. Colui che si trova così a dover superare le prove, non si lamenta di questo aggravio, procede avanti e non chiede il motivo di una ulteriore prova.
1.7 – RIPETIZIONI. Nella fiaba troviamo di frequente molte ripetizioni, sia che si tratti di azioni e prove come negli esempi del paragrafo precedente, sia che si tratti di particolari frasi o di solo parole del racconto. Se in poche righe viene ripetuto tre o quattro volte la stessa parola (es. “bellissimo”), esso serve a mettere in risalto l’oggetto del discorso a cui l’aggettivo viene dedicato.
La ripetizione letterale di frasi o singole parole, è inoltre base indispensabile di un buon narratore; questi non potrà mai dire frasi del tipo: “Tutto avvenne come la prima volta”, bensì sarà necessario ripetere tutto una seconda volta.
1.8 – FIABE E REALTÀ 2. Come detto la fiaba è correlata alla vita vera e rappresenta gli sforzi da compiere contro le difficoltà che si incontrano. Superare tali avversità, rappresenta un messaggio che dice come questo sia possibile e tutti sono in grado di riuscirci. Si può così pretendere una vita gratificante e felice, ma alle volte è necessario combattere per ottenerla.
Nelle fiabe cosidette popolari che si differenziano da quelle classiche per un più fedele rispetto della tradizione orale e da una diffusione correlata a uno specifico territorio, questa apparente coerenza con la realtà è ancora più vera. Questo accade perché all’interno delle stesse storie, sono riportate particolari situazioni di specifici momenti storici, luoghi e abitudini locali, usanze caratteristiche che appunto ne permettono una localizzazione più circoscritta a uno specifico (esistente) territorio. La sua formazione è la medesima, basata su antiche storie che una volta trasportate dai cantastorie in altri contesti geografici, hanno attecchito modificandosi nei particolari territoriali e culturali. Troviamo perciò modifiche inerenti alle abitazioni, alle attività lavorative, agli animali domestici, agli oggetti, ai personaggi principali e via dicendo, lasciando però inalterato il tema dominante del racconto.
Per questi motivi la fiaba popolare si trova ancora più vicina alla realtà.
2.0 FUNZIONI EDUCATIVE DELLA FIABA
L’esperienza di raccontastorie dei miei primi dieci anni di attività (2008-2017) nei quali ho effettuato circa 150 tra spettacoli all’aperto, nelle scuole e nelle biblioteche, mi ha convinto ancora di più nel ritenere le fiabe, veramente, importanti per lo sviluppo del bambino.
Non mi è mai capitato di trovare un rifiuto da parte dei giovani spettatori, dopo che avevo detto loro che avrei raccontato una fiaba; e questo anche portando classici come “Cappuccetto Rosso” e “Cenerentola”, che anzi in certe occasioni hanno riscosso un interesse maggiore delle mie aspettative.
Non sono mai riuscito a salvare il Lupo, che tutti, ma proprio tutti, volevano vedere morto. So che non è educativo, oltre che un errore, cercare di ribaltare la realtà (il “grande” cattivo che viene perdonato), ma alcune volte ho voluto provare e il risultato è risultato sempre quello.
Per questi e per altri motivi, mi sembra così importante elencare alcune tra le funzioni educative, che aiutano i bambini a imparare, conoscersi, confrontarsi e divertirsi.
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Rappresentazione della vita. Un argomento, questo, già analizzato in precedenza è proprio quello di rappresentare la vita con tutti i suoi aspetti (amore, gelosia, separazione, abbandono, paura, inferiorità, diversità, morte) in modo chiaro e aderente alla realtà. La lotta contro di essi è inevitabile e soltanto chi non si ritira, chi si allontana da essi, può sperare di risorverli e di uscire vittorioso.
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Imparare a conoscerci meglio. La fiaba viene adattata dal lettore che ne prende le porzioni che più lo interessano. In tal modo il lettore si scopre interessato e impara a capire ciò che più lo attira, quello che più si avvicina al suo modo di essere, che può anche variare con il tempo o la specifica situazione.
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Educazione morale. Sebbene la fiaba non contenga per sua struttura, un epilogo descrittivo del messaggio, grande o piccolo, che porta, essa contiene modalità che permettono di capire il bene e il male, in senso lato, in modo comprensibile e facile.
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Sviluppo della fantasia. La fiaba insegna a creare e provare nuove idee; non ci sono limiti in questi campi.
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Opera d’arte. Soddisfa i piaceri artistici presenti in tutti i lettori, rendendoli attori anche se non lo sono mai stati. Chiunque attraverso la narrazione e la recitazione effettuata a qualsiasi livello professionale, può immedesimarsi nei personaggi del racconto e soddisfare quei bisogni artistici, che specialmente nei bambini e nei ragazzi, sono più presenti.
Questo ultimo aspetto, ricopre un ruolo fondamentale dell’educazione che la fiaba offre, in particolar modo verso i più giovani. Recitando il personaggio scelto o quello a loro assegnato, i giovani attori si immedesimano subito nella parte, ma non travalicano gli altri per mostrarsi più bravi. Ognuno conosce le proprietà del personaggio interpretato (Lupo, Cappucceto Rosso, Fata, Cenerentola, Principe Azzurro, ecc…) e sa quanta parte recitante potrà compiere nella storia; non c’è, quindi, l’intenzione di esagerare, di superare quanto consentito, ma bensì di rimanere nei proprio ruoli.
Vi è un ordine, un rispetto reciproco che si stabilisce al momento stesso che inizia la recitazione; e questo accade anche tra bambini che non si conoscono. Proprio una bella lezione di vita!
Bibliografia
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Bruno Bettelheim – Il Mondo incantato
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Silvia Blezza Picherle – Sulla fiaba e sull’avventura
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Max Luthi – La fiaba popolare europea
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Vladimir J. Propp – Le radici storiche dei racconti di fate
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Marie-Louise von Franz – Le fiabe interpretate
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Marie-Louise von Franz – Il mondo dei sogni